UN APPRENDIMENTO DURATURO AVVIENE PER GRADI

L’IMPORTANZA DEL GRADIENTE NELLO STUDIO

UN APPRENDIMENTO DURATURO AVVIENE PER GRADI

L’IMPORTANZA DEL GRADIENTE NELLO STUDIO

Un gradiente, secondo il vocabolario Treccani, è “la variazione per unità di lunghezza che una grandezza subisce da un punto all’altro dello spazio lungo una certa direzione” (dal latino gradi: “camminare, avanzare”).
In parole più semplici, rappresenta quanto una grandezza cambia, quanto rapidamente e in che direzione.
Immaginiamo di percorrere una salita: il gradiente ci indica quanto la pendenza aumenta o diminuisce in ogni metro che avanziamo, in base alla nostra direzione. Possiamo facilmente intuire come la salita diventerebbe estremamente faticosa se il gradiente (la pendenza) aumentasse molto da un momento all’altro.
Questo concetto scientifico si applica perfettamente anche al mondo dell’apprendimento.

Studiare secondo un gradiente vuol dire quindi avanzare per gradi, evitando un salto troppo grande tra un concetto e l’altro, soffermandosi su ogni punto fino a quando questo non sia stato perfettamente compreso.

L.Ron Hubbard individua, come una delle tre barriere allo studio, il gradiente troppo ripido.
Sul sito di Applied Scholastics Italia è possibile trovare la seguente definizione, applicata al campo dell’apprendimento:

Un ‘gradiente’ è un modo per imparare qualcosa facendolo passo dopo passo, un gradiente può essere semplice quando ogni passo può essere fatto facilmente, ma diventa difficile quando anche ogni passo lo è. Questa barriera è chiamata anche “abilità di basi mancanti/insufficienti” poiché fa riferimento a quando si procede a studiare senza aver ben capito gli argomenti precedenti, lo studio sarà molto più pesante e faticoso senza aver prima compreso le basi. Questo provocherà nello studente uno stato di confusione e capogiro, oscillando la testa. Bisogna tornare indietro fino al momento in cui si è iniziato a far fatica e capire cosa non si è compreso.” 

Una cattiva gestione del tempo, la fretta di chiudere i libri e, soprattutto, l’assenza di un corretto metodo di studio, portano lo studente a voler apprendere tutto e subito. Questo, però, rende la cosa inefficace e il risultato, alla fine, è di avere solo perso tempo.

Studiare comporta apprendere qualcosa che non si sa. Tale processo raramente va avanti senza il minimo ostacolo: è inevitabile incontrare concetti del tutto nuovi, che devono essere compresi perfettamente.
Per esempio, non è possibile imparare a suonare correttamente uno strumento senza avere prima studiato e capito bene le note e le scale musicali.

Un percorso graduale e metodico è decisamente il più efficace. Seguire il giusto gradiente può completamente trasformare l’esperienza di studio, rendendola meno stressante e più produttiva.

IL CONCETTO DI GRADIENTE NELLA LETTERATURA SCIENTIFICA

La teoria del gradiente saltato trova ampia e diretta conferma in studi scientifici e riviste accademiche.

L’idea che un apprendimento efficace debba procedere in modo graduale è un cardine della didattica e possiamo trovarlo in diverse teorie.

L’apprendimento cumulativo

Robert Gagné¹ parla di apprendimento cumulativo sostenendo che lo studio efficace di nuove abilità o conoscenze dipenda dalla padronanza di quelle precedentemente apprese. Saltare un prerequisito renderebbe dunque l’apprendimento successivo quasi impossibile.
Il risultato sarà una conoscenza superficiale o inesistente.

Il trasferimento dell’apprendimento

La psicologia cognitiva parla di trasferimento dell’apprendimento intendendo la capacità di applicare una conoscenza, o un’abilità acquisita, in una situazione nuova.
Per esempio, la capacità di risolvere equazioni matematiche semplici (es. 3+x=5) rende più facile affrontare quelle più complesse.
Se non viene appresa bene la base della conoscenza necessaria, diventa estremamente difficile, se non impossibile, passare a un livello superiore.

La teoria del carico cognitivo

John Sweller² ha sviluppato la teoria del carico cognitivo alla fine degli anni ’80 del XX secolo.
Con il suo lavoro ha evidenziato la necessità che un carico cognitivo sia gestibile. Possiamo definire quest’ultimo come l’impegno totale necessario per elaborare e immagazzinare nuove informazioni.
Secondo tale teoria, nel momento in cui viene introdotto troppo materiale nuovo, o troppo complesso, in una volta sola, il carico cognitivo diventa eccessivo. Come conseguenza, l’apprendimento si blocca e lo studente diventa disorientato.

Sweller distingue tra:

  • Carico intrinseco: la complessità del materiale. Non può essere eliminato, ma un metodo di studio efficace può suddividerlo in parti più gestibili.
  • Carico estraneo: il carico inutile, che non contribuisce all’apprendimento. Deriva da una presentazione del materiale fatta male (per esempio slide disordinate, istruzioni poco chiare, grafici confusi). Rappresenta una difficoltà inutile e anche questo deve essere gestito.
  • Carico pertinente: lo sforzo necessario per fare proprie le informazioni in maniera definitiva.

Il concetto di gradiente saltato coincide dunque perfettamente con quello di carico intrinseco eccessivo, dove la complessità del compito è troppo alta per le conoscenze fino a quel momento possedute dallo studente.

L’apprendimento multimediale

Nel 2001, Richard Mayer³ espone i principi della progettazione multimediale. Questi sono più che validi anche nell’apprendimento in generale.

Mayer sostiene che la strada migliore per avere risultati significativi nell’apprendimento sia l’active learning, vale a dire un apprendimento attivo da parte degli studenti.
Sarebbe dunque possibile avere un apprendimento significativo solo quando, oltre all’acquisizione dell’informazione, la persona sia in grado di trasferire nella maniera corretta quanto appreso al di fuori del mero contesto didattico.

Affinché ciò sia possibile, Mayer ha stilato 12 principi dell’apprendimento multimediale, cioè 12 strategie per creare un contenuto multimediale che sia in grado di rendere possibile un apprendimento ottimale. Tra questi prendiamo in esame in particolare il Principio di segmentazione.
Secondo tale principio, le persone imparano meglio quando una lezione viene presentata in segmenti, anziché in un unico flusso continuo.

Mayer afferma che, in questo modo, gli studenti possono controllare il ritmo del loro apprendimento, ottenendo così risultati ottimali.
Questo perché viene offerta la possibilità di fermarsi, riascoltare ed elaborare nel modo migliore le singole parti. Ciò consente di non avanzare con la lezione fino a che il segmento presente non sia stato completamente compreso.

RISPETTARE IL GRADIENTE PER UN APPRENDIMENTO DURATURO

Come abbiamo visto, il gradiente è un principio fondamentale che attraversa diverse teorie dell’apprendimento, dalla didattica di L.Ron Hubbard fino agli studi più moderni.
Il messaggio è sempre lo stesso: un apprendimento efficace e duraturo non può che avvenire per gradi.
L’idea che un apprendimento significativo possa verificarsi in un lampo è un mito, una trappola, che porta a frustrazione e a uno studio superficiale.

Riconoscere l’importanza di un approccio metodico e graduale è un passo fondamentale per trasformare l’esperienza di studio da ostacolo a percorso produttivo e gratificante. Seguire il gradiente significa rispettare i propri tempi di apprendimento e costruire una conoscenza solida e significativa.


Dott.ssa Laura Leonardi



Note:

¹ Robert Gagné (1916-2002). Pedagogista statunitense, ha insegnato presso le Università di Yale, Berkeley e Tallahssee. È noto per i suoi studi sulla teoria dell’apprendimento, per l’introduzione del concetto di instructional design (“progettazione didattica”: creare materiali e attività che massimizzino l’acquisizione di conoscenze e competenze) e per avere sviluppato una tassonomia di apprendimenti, cioè un sistema per classificare in modo gerarchico le diverse tipologie di apprendimento, al cui vertice abbiamo l’abilità di applicare regole e concetti appresi in precedenza per affrontare e risolvere problemi nuovi e non familiari (problem solving).

² John Sweller (1946). Psicologo dell’educazione australiano, noto per avere formulato la teoria del carico cognitivo (Cognitive Load Theory, CLT). Il suo lavoro ha un impatto significativo sull’instructional design (“progettazione didattica”), poiché propone metodi per ottimizzare la presentazione delle informazioni.

³ Richard Mayer (1947). Psicologo dell’educazione statunitense e professore emerito, figura di spicco nel campo della psicologia cognitiva e dell’apprendimento multimediale. I suoi studi si concentrano su come le persone possano imparare meglio da materiali didattici che uniscono parole e immagini e su come progettare tali materiali. Ha formulato la teoria cognitiva dell’apprendimento multimediale, basata su principi che aiutano a ridurre il carico cognitivo non necessario.

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